La mia rivoluzione by Cruyff Johan

La mia rivoluzione by Cruyff Johan

autore:Cruyff Johan
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Bompiani
pubblicato: 2016-02-25T16:00:00+00:00


7.

Può sembrare contraddittorio, ma i problemi che avrebbero portato alla frattura tra me e il Barcellona si crearono nel 1992, il nostro anno di gloria. Una situazione parallela a quella vissuta all’Ajax, dove accadde lo stesso dopo che nel 1987 vincemmo la Coppa delle Coppe. Non appena si vince un trofeo, tutti cominciano a sragionare. Accadde anche in questo caso: nell’euforia generale vennero rinnovati i contratti, anche a giocatori che non l’avrebbero meritato.

Così Núñez e il vicepresidente Joan Gaspart tornarono sotto i riflettori. Gaspart era il responsabile dei contratti, ma ovviamente agiva per conto del presidente. Nonostante i successi, con Núñez avevo una relazione puramente professionale.

I successi influenzarono l’intero ambiente, come si poté notare sin dall’inizio della stagione successiva. Nel primo turno di Champions League venimmo eliminati subito dal CSKA Mosca, e qualche tempo dopo perdemmo 2-1 la finale di Coppa Intercontinentale contro il San Paolo. Quella fu una delle poche sconfitte che seppi accettare senza troppi problemi. Da sempre ammiravo l’allenatore brasiliano Tele Santana, poiché la sua visione del calcio mostrava un amore genuino per quello sport. Santana avrebbe dovuto vincere da c.t. il mondiale del 1982 con il Brasile. L’eliminazione della sua fantastica squadra a opera dell’Italia mi fece pensare alla nostra sconfitta del 1974 contro la Germania. Il calcio di quel Brasile è rimasto più impresso della vittoria italiana, così come rimasero impressi i nomi di quel centrocampo straordinario con Zico, Socrates, Falcao e Cerezo.

Dieci anni dopo Tele Santana era quindi l’allenatore del San Paolo, la squadra campione di Brasile, e nella finale di Tokyo mandò in campo un’altra formazione da far leccare i baffi a ogni appassionato di calcio. Okay, non fui felice di perdere, ma in panchina provai pura goduria. Nel dopopartita lo dissi anche alla stampa: se proprio ti devono investire, è meglio che sia una Rolls Royce a farlo!

In campionato salvammo la stagione ancora una volta all’ultima giornata, e ancora una volta dovemmo ringraziare il Tenerife, che sconfisse il Real Madrid 1-0. E l’anno successivo la cosa si ripeté per la terza volta consecutiva. Nel 1994 il Deportivo La Coruña, capolista fino a quel momento, si tirò la zappa sui piedi sbagliando un rigore contro il Valencia all’ultimo minuto, e la partita finì 0-0. Giusto quello di cui avevamo bisogno per riconfermarci campioni.

Inoltre raggiungemmo la finale di Champions League contro il Milan, una partita che dovemmo giocare pochi giorni dopo i nostri festeggiamenti per la vittoria del campionato. Fu un classico esempio di come le cose possono andare storte quando ti muovi un attimo in anticipo o in ritardo, e non al momento giusto. A quel punto la somma di tanti piccoli errori può portare, contro un avversario di primo livello come il Milan, a una sconfitta per 4-0.

In seguito vennero a galla sempre più problemi. Il Barcellona aveva scalato i vertici del calcio per sei anni, con giocatori che nel frattempo erano cresciuti parecchio. La nostra non era soltanto una rosa ricca di talento, ma anche piena di belle persone. Atleti che davano grande energia positiva non solo a me, ma a tutti coloro che li circondavano.



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